CAPITOLO 10 - Okorei - Microbirrificio Artigianale

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Capitolo 10 - Il dolce contagio


Il medico condotto era stato più che chiaro a riguardo.
"La parola: ‘artigianale’  può essere davvero molto pericolosa se non opportunamente contrastata!"  

"Dottò e questo che vuol dire, che si mischia?"

Chiese allora più per scrupolo, che per reale coscienza dei fatti Frank che di medicina ne capiva quanto un esquimese di clima tropicale.

"Certo che sì! È la più contagiosa delle parole che ci sono in giro… "
replicò accorato il medico "…pensate, è persino più virulenta di espressioni abusate come ‘economia sostenibile’ e di concetti inflazionati come quello di ‘biodiversità’!"

I giovani però, non se ne diedero per inteso e lasciarono cadere quel ammonimento nel sottovuoto spinto delle loro calotte craniche. Tanto che quando Immanuel si presentò con il suo prototipo di panchina modello: rifugio antiatomico, piuttosto che chiedere immediatamente una disinfestazione, tutti la presero come al solito, a ridere e scherzare. Passarono alcuni giorni ed i segni della diffusione del contagio fecero vedere i loro effetti anche su Andrew che, scortato da Albert e Frank, si apprestò al birrificio con una serie di pedane di legno modello "epal". Pochi giorni prima, navigando su internet si era "abbattuto" su un sito che mostrava come ricavare da quelle assi inchiodate; sedie, portavasi, divani e, orrore degli orrori; scrivanie! Il giorno seguente si materializzò all’interno del laboratorio una immensa scrivania del peso prossimo a quello del Titanic completo di equipaggio e scialuppe di salvataggio! L’epidemia era dunque più che mai conclamata. Flex trapani, saldatrici e seghe circolari invasero i locali di via G. Marconi ed ogni angolo del laboratorio si animò di scaffali ricavati da reti elettrosaldate, soppalchi in carpenteria pesante, soprammobili, oggetti decorati ed altre mille discutibili diavolerie, tutte clamorosamente: artigianali! Lukhet, forse il più lucido della compagnia, riconvocò allora in tutta fretta il medico condotto, chiedendogli di arginare rapidamente gli effetti dell’epidemia che minacciava di assediare l’intero laboratorio di oggetti autoprodotti.

"beh, veramente, di farmaci che inducono ad acquistare piuttosto che autoprodurre, che disattivano la creatività e quindi veramente efficaci contro l’artigianalità ce ne sono in giro da anni una grande quantità…  io però, come dire, vi sconsiglio, piuttosto vi volevo fare assaggiare questa marmellata di mia produzione!"

"Stiamo a cavallo!"
esclamò Lukhet senza trattenere un compiaciuto sorriso "qua ‘o dottore sta cchiù ‘nguaiato degli ammalati!"

Si ritrovarono così tutti insieme a sorridere di quella strana malattia che da un lato li allontanava dal diffuso atteggiamento a consumare ciò che era stato prodotto altrove, da chissà chi e dall’altro, li avvicinava sempre più al sapore delle cose fatte in casa, con lo stesso spirito di avventura che li aveva indotti a seguire la strada della cooperazione e della produzione di birra, rigorosamente, artigianale!

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